Non si sarebbe alzata il cappuccio, ma bensì avrebbe usato una sorta di "sciarpa", non sapeva come chiamarla. Si sarebbe coperta metà del viso, dal naso in giù, e non sarebbe stata riconoscibile.
Scese mogiamente le scale con una banconota nella tasca, avviandosi verso la saletta più grande. Lì vi erano diversi tavoli da poker e per le carte; ne scelse uno a caso.
Trascinò con sè una sediolina malridotta, che strisciò sul pavimento scporco di cenere e altro schifo. Prese posto e gettò sul tavolo i soldi, puntando la giocata più alta. I vecchi, sorridendo, cominciarono a dar le carte.
Poker. aveva detto uno sdentato accanto a lei, che la guardava stranito come per capire se fosse un maschio o una femmina. Le giunsero cinque carte al cospetto.
Le alzò lievemente e un sorriso le si dipinse sul viso. Ognuno cominciò ad alzare le proprie; uno di loro aveva fatto poker, una delle combinazioni vincenti maggiori. Mostrò loro lentamente una per una le carte, che andarono a formare una scala reale.
Il locale cadde in un silenzio tombale. Sì, aveva vinto l'ammontare massimo di quella giocata. I vecchi, borbottando, allungarono i soldi verso di lei; li contò con attenzione e poi, soddisfatta, li cacciò in tasca.
Dovette abbassarsi lievemente la sciarpa per poter respirare; il troppo fumo le faceva lacrimare gli occhi. Si avvicinò al bancone e gettò due banconote verso l'oste. Gettò l'indice della mano in alto e compì un giro e mezzo, ad indicare di voler pagare un giro a tutti i presenti.
Tra le urla di felicità e soddisfazione degli uomini presenti lì, anche lei ordinò qualcosa; era un liquido che già aveva bevuto, di un colore rosso intenso, con un retrogusto fruttato.